Odoardo, Venezia, Albrizzi, 1698

 ARGOMENTO
 
    L’anno di nostra salute 955, nel regno dell’Inghilterra successe ad ottimi re pessimo tiranno Eduino. Questo, lasciatosi tutto in preda a’ suoi vizi, senza alcun rispetto delle leggi e del cielo, si usurpava le ricchezze de’ più potenti e sacrificava al suo senso l’onestà delle più pudiche matrone. Invaghitosi d’una principessa anche a lui congiunta di sangue, ch’io nel drama chiamai Metilde, procurò con la violenza e con la morte del marito ridurla a’ suoi sfrenati voleri. Queste ed altre sceleraggini mossero i popoli a sdegno sicché, ribellatisi al tiranno, gli mossero guerra e, vintolo, acclamarono per loro re Edgaro di lui fratello, principe di gran virtù e di ottima espettazione. Eduino a sì funesto avviso, conoscendo inutile ogni rimedio, disperato se ne morì, dando la morte a sé stesso, timido di cader nelle mani dell’odiato fratello. Edgaro, a cui m’è parso bene di cangiare il nome in quello di Odoardo per più conformarmi all’orecchio italiano, in intender la nuova della sollevazione, non solo accettò la corona ma con destre maniere fece tutti gli sforzi per acquetarla; e solo dopo la morte di Eduino volle esser dichiarato re ed assumerne con l’insegne il dominio. Riuscì egli poi nel governo tutto diverso dal fratello, riformò le leggi, corresse gli abusi e lasciò di sé stesso buona fama a’ posteri e gran desiderio a’ suoi sudditi. Polydorus Vergilius, Historia anglica, liber 6.