Metrica: interrogazione
374 settenari (recitativo) in Imeneo Vienna, van Ghelen, 1727 
Non contar fra’ tuoi mali
chi può scoprirmi? Questa
Quella, oh! quella foss’io.
né l’amor né l’amante?
che si l’abborri e schivi?
                      Fuor del mio core
l’hai per colpa innocente.
                          (L’ho colta).
son donna, ho senso, ho vita;
Non è sempre il più acuto
Ma nel tuo amor non veggio
                          Il mio
del padre, ad altre nozze...
il padre e ’l lieto coro.
(Ah! Che anche troppo intesi).
Con l’assenso di Eumolpo
E al tempio andiamo, Erasto.
                 Tu qui le parla,
perder puoi, se più indugi.
                          Aspre e moleste.
Chi serve a chi altro nume
e ’l saper più d’ogni altra
ti danno il grado eccelso,
per cui te, già tre volte
                         No, padre.
Quegli omaggi, che a l’alma
                     O mia Dorisbe. (Dorisbe mette in capo ad Alisa la ghirlanda e intanto si sente una picciola sinfonia d’instrumenti pastorali)
                       A me succeda
Non sapea già appressarlo.
Altri alzi il canto e onori
ma ’l cor fosse contento.
voi ch’altra terra e forse
dal mar, che ne disgiugne,
da un dover, che mi sforza,
di quella ov’egli stassi,
presentimento... Ah! Figlio,
e che, s’io non mi astringo
di Tracia, un cui son ligie
                    E ti risenti?
Me di provincie e mari (Tra sé)
già rendo e che d’obblio
Piace a lei tormentarti. (Ad Erasto)
Anzi disingannarti. (Ad Erasto)
Quel del non più piacermi.
               Qui con Aglauro
suon di quell’aspre voci,
                                    Oggetto
Ahimè! Non ho che un core;
                             (Oh! ’l piede
che s’ami, ov’egli sforza.
benché il ciel m’abbia dato
ch’io ti faccio del core,
l’idee, che in sé rivolge,
di te che tal l’hai reso;
                           Già è tempo,
Che? Lacci a me? (Levandosi impetuoso)
                                   A donzella
quell’aspre funi ed adre,
Fermatevi, che indegne (Rispignendo i ministri)
                                   Se ’l puote,
lo nieghi. Io qui l’intesi.
dategli lode. Oh! ’l degno
fa’, Erasto, che si rechi
nel tempio e a’ piè de l’ara
(Ahimè! Ch’io vengo meno).
                                      Ma... (Si ferma alquanto)
Come? O dei! Ferma. Ascolta. (Arrestandola)
non fosse che ’l tuo amore,
                           Che dici?
Se a ninfa, che il salvasse,
Te ne sovvenga. Addio. (Parte)
da costoro indagarlo. (Si ritira in disparte)
nel tempio; e giunto appena,
(Uom quegli è d’alto grado.
(V’ha chi mi osserva. Parmi
               Nol sono; e avvezzo
ch’io pria gli ultimi adempia
                     Io lo compiango.
fosse quel figlio...) Ha padre?
Non so... Che affanno è ’l mio!) (Si ritira in disparte)
pregarti, anzi ch’io mora,
sia... Se a dirlo avrò forza...
finisco i pianti; e l’altro
se ’l puoi, tu lo consola.
                                Addio. (Ad Eumolpo)
m’aita. (Eumolpo corre a sostenerlo e pian piano lo adagiano ad un sasso della fontana)
                 O fiero caso!
nol sarà più, se il duolo,
Che abbraccio?... Un’ombra?... E dove
sei tu? Dove son io? (Si leva agitato)
                              Oh! Questo
                      In quel momento
                 Quel ch’io ti porsi
                     Non turbarti.
vedrai stretti a’ tuoi piedi
e l’industria e ’l valore.
S’ebbi cor ne’ miei mali,
                    Assai già tacqui.
                      Ingiusta!...
                                            In prezzo (Ad Imeneo)
nol so. Ben farò, Eumolpo,
non v’ha uguaglianza, e ch’altro

Notice: Undefined index: metrica in /home/apostolo/domains/apostolozeno.it/public_html/library/opera/controllers/Metrica/queryAction.php on line 8

Notice: Trying to access array offset on value of type null in /home/apostolo/domains/apostolozeno.it/public_html/library/opera/controllers/Metrica/queryAction.php on line 8