Metrica: interrogazione
90 ottonari in Nitocri Vienna, van Ghelen, 1722 
   Sono amico e sposo sono;
   Non v’ha legge e non affetto,
onde il cor si senta astretto,
suo malgrado, ad esser empio,
o con l’opra o col tacer.
urli ad altri, ad altri frema.
Basta a me non sentir verme,
che mi roda, e star sul lido.
d’altri sia periglio e tema.
Con piè franco e ciglia ferme
scherzo al fischio e al tuon mi rido. (Odesi in lontano sinfonia strepitosa di strumenti egizzi; e quindi, preceduta dalle guardie reali e seguita da’ suoi satrapi, esce fuor del portico destro Nitocri, accompagnata dagli altri e servita da altre guardie)
   Saggio sei. Non sempre viene
ogni mal per nostro affanno.
   Spesso il mal sta ne l’inganno.
Scorto ingegno il cangia in bene,
cieca doglia il pasce in danno.
   Morirà, forse innocente;
e ’l tuo amore alor dolente
   Se non hai più cor di amante,
Prima ascolta e poi condanna
   La farà quell’ombra misera
che da l’urna: «Il sangue» grida
«chieggo a te del mio omicida».
   La farà l’egizzio popolo
che fremendo: «Il capo» grida
«dammi tu di un parricida».
   La farà la fiera Nemesi
che sdegnosa: «Estinto» grida
«sia per te quel fratricida».
   Non vedresti in questo core
tutte oppresse e tutte assorte.
   Sinché un raggio di speranza
dà baldanza a un forte amor,
trova un cor fido e costante.
   Ma qual foco a poco a poco
due bell’alme unisce e lega,
   Serpe mai posar vedesti,
sul meriggio, in sé rivolta,
qual si scuota e qual si desti?
crebbe in sen la rabbia e ’l tosco.
   Spiega al lume il gran volume;
con tre lingue il capo vibra;
e ’l contorce e in alto il libra;
fischia e fansi a lei d’intorno
l’erba arsiccia e l’aer fosco.
   Mio non è; ma se quel core
mio ancor fosse, a l’amistade,
tu ’l perdona e frema amore, (Verso Emirena)
con più merto io l’offrirei.
                   No. Vado a morir.
   Serbar puoi la cara vita.
                   No. Vado a morir.
   Forte è amor ma non invitto.
Da un gran core egli è sconfitto;
   Ei ne sta con onta e pena;
e s’inchina a sì grand’alma.
   Ei servendo a ciò che è giusto,
si fa grado a un ben più eccelso.

XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX 8