Metrica: interrogazione
71 ottonari in Imeneo Venezia, Pasquali, 1744 
   È viltà, quando un gran bene
non tentar di uscir di pene
   Se il disio così sortisce,
sempre è tempo di soffrir.
   Fiero amor, che almen nascendo
sei piacer d’ogni alma amante,
sol per me dal primo instante
   E d’allor le vie chiudendo
di speranza al mesto affetto,
hai per gloria e per diletto
   Con beltà, per farsi amar,
credi a me, non giova usar
fiera voce, aspro sembiante,
   Soffrir lungo, salda fé,
sinché un dì la renda amante
   Potevate, avversi dei,
che un’agnella ed un pastor.
   E dal fascino e dal lupo
guardar quella io ben saprei;
   Dille sol che quel sospiro
d’odio fu, perché l’amai.
   Per noi belle è un gran diletto
di un amante, che è negletto,
sinché giova al nostro amor.
   Quando poi le sue querele
senza pro ne son di affanno,
   Tante il mar non ha tempeste,
nubi il cielo, fere il bosco,
quanti l’uom mostri e tiranni.
   Non può età, non senno ed arte
sì tenerli in freno e in calma
crudi stracci e duri affanni.
   Tu, amor, sei che fai gentili
   Così il sol purga ed affina
rozze glebe in balza alpina,
quale in gemma e quale in oro.
   Qual piacer dopo aspre pene
sia abbracciar l’amato bene,
or lo sanno i nostri cori.
   Imeneo per lunga età
agli amanti ed agli amori.

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