Metrica: interrogazione
59 ottonari in Euristeo Venezia, Pasquali, 1744 
   Amo, bramo; e non dispero,
per amar con più costanza;
ma non credo alla speranza,
per timor di più languir.
   Nella perdita di un bene
vo’ accusar l’avversa sorte;
ma non vo’ con falsa spene
   Torna al padre, al bosco, al prato.
Che vuoi far? Sia tuo riposo
   Più gentil, più vago sposo
in amar chi non può amarti.
   Non ho pace. Il cor mi affretta.
Perdo l’ira e la vendetta,
   Pronta è l’ara. Ardon le tede.
Già già corre a dar sua fede
altra amante al mio infedel.
   Sovra il crin gli accesi fulmini,
non ti scaglia il mio furor.
   Ti abbagliò la troppa gloria
cieca in fasto e più in amor.
   Traditor. Sì. Traditor.
   Ascondeano agli occhi miei
l’esser tuo palme e trofei;
   Sotto un faggio o lungo un rio
spero ancor con l’idol mio
starmi assisa, o selve amate.
   E con lui di quando in quando,
   Sovra il soglio de’ regnanti
siedon anche affanni e doglie;
   e fulgor di regi ammanti
copre i guai ma non li toglie. (Siede)
   Già m’accheto. Già conosco
   Già mi attende il natio bosco.
   Meritava un sì gran bene
tutto il zel de’ nostri affanni.

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