Metrica: interrogazione
64 ottonari in Euristeo Vienna, van Ghelen, 1724 
   Amo, bramo; e non dispero,
per amar con più costanza;
ma non credo a la speranza,
   Ne la perdita d’un bene
vo’ accusar l’avversa sorte;
ma non vo’ con falsa spene
   Torna al padre, al bosco, al prato.
Che vuoi far? Sia tuo riposo
   Più gentil, più vago sposo
in amar chi non può amarti.
   Non ho pace. Il cor m’affretta.
Perdo l’ira e la vendetta,
   Pronta è l’ara. Ardon le tede.
Già già corre a dar sua fede
altra amante al mio infedel.
   Sovra il crin gli accesi fulmini,
non ti scaglia il mio furor.
   Ti abbagliò la troppa gloria
cieca in fasto e più in amor.
   Traditor. Sì. Traditor.
Te un oggetto a me d’orror
   Ascondeano agli occhi miei
l’esser tuo palme e trofei;
   Ninfe amiche, in sì bel giorno
danzi il piè, se brilla il core.
   Festeggiarlo a noi conviene;
sia ’l piacer del nostro amore.
   Sotto un faggio o lungo un rio
starmi assisa, o selve amate.
   E con lui di quando in quando,
   Sovra il soglio de’ regnanti
siedon anche affanni e doglie;
cuopre i guai ma non li toglie. (Siede)
   Già m’acheto. Già conosco
   Già mi attende il natio bosco.
   Meritava un sì gran bene
tutto il zel de’ nostri affanni.

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