men reo parmi Straton, se a te si rende.
ciò che al sangue si dee. Giusto è Alessandro.
Mandagli a estranea gente e lo vedrai.
viver lieta io potea, lasciati gli agi.
Misero io non sapea tutti i miei mali.
L’etiope imbianchi. Io tuo? Crate è di Crate. (Prende il libro)
lieve morso, un aculeo, una cicuta
Orsù. Vo’ che per te sieno anche i vasti
Quale strano imeneo da legge iniqua
d’imeneo non accende altri che amore.
Vedi che volto, onde sien presi i cori!
Fan così le plebee. Del mio rifiuto
vorrei farmi un’idea. Saprebbe il core
Ma per amarlo ei pria dee farmi amante.
Addio, can meliteo, can signorile.
purpurea vesta, è di tua madre o tua?
non potea nella reggia; e comparirvi
uom plebeo mi si accosta;
Peggio in Tebe ei facea, peggio in Corinto.
(E vien da re. Superba idea di fasto!)
Maturarsi ei dovea. Chi lo previene
all’innocente re diasi soccorso;
che o il reo credi presente o tal lo fingi.
l’empio volea. Tacito e chino il veggo.
Mi accusa. Fammi reo del tuo delitto.
Tacer dovevi. Io te l’avea prescritto.
di perfido e di reo? Pur tutto in pace,
moro reo di gran colpa. Altro delitto
io ti credea. Se l’amor mio ti offende,
Della sciagura tua tu il reo non sei.
(Io lo sapea. Si appiglian sempre al peggio).
Crate, che avea in orrore
Un regno io non volea, volea una sposa.
Certa è del reo la colpa?
Tace un reo già convinto?
Morte a te dar volea chi scrisse il foglio?
non si lascia qual reo stringer fra’ ceppi.
Addolonimo è reo. Nel suo persiste
male credendo il ben, reo l’innocente!
premio al vostro bel cor, del reo la vita
Stratone il reo, l’iniquo?