Metrica: interrogazione
74 sineresi in Merope Venezia, Rossetti, 1711  (recitativo) 
ostaggio al re Tideo, fu sua salvezza.
Ne la sua vita espor non dee chi regna (Epitide si avanza)
Nunzio del re Tideo più volte il vide
la dura legge. A l’imeneo promesso
tu rapir gli abbia fatto Argia sua figlia.
diasi compenso. O gli si renda Argia
Vani pretesti. Il re Tideo, se pensa
il genitor lo approva e Argia l’adora.
Sono Argia. Son regina. Amo chi voglio.
Del cor d’Argia resti la cura a’ numi.
che un lontano imeneo giunga e maturi,
No no. De l’odio tuo sien la gran pena
Non il sacro imeneo, non la pudica
la bella Argia, ben ne preveggo i pianti).
E chi di colpa è reo, tema la pena.
Ove il reo non è certo, ognun si tema.
de la saggia Ericlea nacqui ad Oleno.
                              Tanto di vita
quest’aureo cinto e questa gemma illustre,
ch’io stesa avea, strinse a la sua. Poi tacque.
Dimmi, o Cleon. Solo giacea l’estinto?
Argia sarà tuo premio. Il ciel la volle
Merope, Polifonte, Argia, Messene,
la Messenia ha un eroe. Sdegno il tuo nodo.
Tu la rea, la crudel, l’empia tu sei.
e trofeo diverrà de l’innocenza.
Resta Cleon. Diasi ad Averno e a l’ombra
L’ardir teme Licisco, Argia l’amore;
Reo Merope mi crede e, finché il vostro
v’è ’l reo, v’è l’innocente.
Al giusto la corona. Al reo la testa. (Va a sedere con gli altri)
ch’io più temea. Spietato
una voce, un’idea che ti sgomenti.
e non l’ira del reo sia tuo spavento.
ubbidir ti dovea. Tu l’uscio apristi.
Al giusto la corona. Al reo la testa. (Le guardie vanno a circondare Merope. Polifonte ripiglia la corona e lo scettro dal trono)
è reo chi mi condanna. In me salvate
restò quel volto entro l’idea.
                                                    T’inganni.
A te il regno dovea, debbo or la vita.
Ardono, Argia; ma sia Cleon tuo sposo;
Reo sei del mio rossor, finché tu vivi.
ella è più rea di me se non mi ascolta.
se vedessi il mio cor. Reo tu nol sai
                                      E di qual mai?
volea chiuder nel petto il mio dolore
è al mio pensier l’idea del figlio ucciso
vantane il bel trofeo, per te le spargo.
                Non ti conosco.
                                              I numi attesto. (Ad Argia e poi ad Epitide)
                                         Tutto è bugia.
al varco l’attendea la mia vendetta.
                         Barbara fede! Iniquo
e con l’idea de’ suoi misfatti enormi.
Già reo del sangue mio nel figlio ucciso,
Io reo? La mia gran colpa è tuo comando. (Parte)
Io credea vendicarti e t’ho svenato.
                                                  Il reo va sempre
trofeo di tua barbarie, orride piaghe.
ti leghino, o crudel, ferree ritorte;
Averno non l’avea, l’ha Polifonte.
                                           E potea dirlo,
riparai di que’ mali, onde reo sono,

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