Metrica: interrogazione
47 sineresi in Astarto (Zeno e Pariati) Venezia, Rossetti, 1708  (recitativo) 
Reo, che al giudice piace, è già innocente.
non v’ha che l’imeneo di una regina.
non ha che il suo natal. Sicheo suo padre
Qualunque siasi il mio destino, amici,
                                                             Almeno
Qual bontà, o principessa? A reo infelice
che reo de l’ira sua languisco e moro
perché s’abbia a pentir, rea non si sente.
mi accusi e reo mi vuoi? Temo scolparmi
(Ma sia innocente o reo, sento che l’amo).
e reo che sa piacer, sempre è innocente.
sien del perdono e de l’amor le prove.
l’illustre acciar. Tu a l’imeneo reale
                             Ti pentirai, se leggi.
                                    (Questo è ’l mio voto).
ne l’amante infedele il reo vassallo.
                               Io lo sapea. Di amore
                                      Degl’imenei sien tosto
amor, che ’l difendea, lo fe’ innocente.
e s’ella il lascia reo, suo re tu sei.
Che dir poss’io, se reo mi fan gli dei?
                                     Virtù lo muove.
ch’esser dovea mio sposo e mio signore.
Siasi; e tu a l’ire mie scuopri l’arcano.
                                       Io per te...
                                                            Taci.
e rendimi il mio amante. Obblio già tutte
Prima si appresti a l’imeneo la reggia.
con la rea del comando anche il ministro.
Sinché il padre io fingea, sai ciò ch’io dissi;

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