Metrica: interrogazione
42 sineresi in Il Teuzzone Milano, Malatesta, 1706  (recitativo) 
non poteami dal cielo esser prescritto.
morire in piedi un re sol dee. Già sento
che ben vedea quant’io l’amassi, intatta
che illustre mi rendea ma non contenta.
Signor, te appunto io qui attendea.
                                                                 Gran duce.
deliri de l’idea, ti lasci in preda?
                                 A me parea poc’anzi
se l’aureo scettro e quella mano io stringo). (Tra sé)
Qualunque siasi il mio destino, ognora
disio di dominar regge a sua voglia.
e trofeo di virtù, veggio di fronte
Come potea vergine imbelle aprirsi
ove Marte fremea? Misero prence!
non è facil trofeo. Zelinda il tiene,
                                                      Si dee
Qui tosto il reo si guidi. (Alle guardie)
e non abbia riguardi un reo vassallo. (Vanno a sedere al tribunale)
perché ti è ignoto ancor che reo ten vieni
E mancan le difese a reo che tace.
                                            Convien punirlo.
per le vie più segrete il reo prigione.
difficile trofeo quel cor che bramo;
               La bella idea mi sta nel core.
ne la prigion diasi a costei l’ingresso.
Sieno ancor co’ suoi giorni i miei recisi.
                                         Teco era finto.
                                 (Qual legge?)
                           Sempre il più reo delitto
tosto si guidi il reo. Dove la reggia
e voi ne offrite a me l’idea che adoro,
Popoli, al reo Teuzzon v’è un reo maggiore
che di vindice Astrea cadan le pene.
come viver potea? Così in me sola

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