recatemi un trofeo del valor vostro.
Trofeo di Valdemaro, il duce invitto.
Arte è d’anima rea finger virtude.
Credimi reo; mi assolverà l’evento.
Tu Citerea. Ravviso (A Veremonda)
(L’idea de’ primi affetti ei serba ancora).
trargli in trofeo senza viltà di pianto.
premio si dee. Tua sia la Falstria. È degno
su la mia vita, è tuo trofeo. Di questa,
la moglie di Fengon. Tacer dee questo
guardati, bella dea, crudo e lascivo,
tutto il poter di così rea baldanza
Scuopri l’oggetto e l’imeneo ne approvo.
Scettro ancor non stringea chi a te la diede.
Un re l’obblia, s’ella gli torna in danno.
Dovea farmi più accorta il primo inganno.
Sei reo con Veremonda, alor che l’ami;
e giustizia e ragion ne sieno i duci.
che mi torria questa sciagura almeno
Che dir potrai che te più rea non mostri?
che far potea col regnator lascivo?
E chi potea sforzarti ad abbracciarlo?
Pria che sua moglie, esser dovea sua preda
la magnanima idea. Quell’armi istesse,
(Reo si finge con l’empio).
Se’ reo di più congiure e reo, Siffrido,
Quel sen che tutto ardea per Veremonda?
Così dicea l’ingrato un giorno a’ miei. (A Veremonda)
A te, signor, si dee... (La porge a Fengone)
spaventi de l’idea, furie de l’alma,
siede Fengon? Ferrea catena il preme?
reo di più colpe, al fio sottrarti.
E de la sua speranza è reo Siffrido.
Dovea cader l’iniquo mostro